Il mio approccio alla sostenibilità

Quella verso la sostenibilità aziendale è una via che può essere percorsa attraverso approcci diversi.

Qualcuno lavora per costruire il solito mostro burocratico, con l'intento di conferire ulteriori poteri, ormai nemmeno più tanto occulti, ai soliti apparati che sulla carta dovrebbero tutelare gli interessi delle aziende e delle imprese, mentre nella realtà non fanno altro che ostacolarne la libera iniziativa e condizionarne l’azione.
Corriamo dunque il rischio che rating ESG, bilancio di sostenibilità e tutto quanto a ciò correlato si trasformi, soprattutto per le PMI, nell'ennesimo problema invece che essere percepito come una vera e propria opportunità.

Qualcuno percorre la strada della "caccia al bollino", avendo come unico obiettivo quello di potersi fregiare di un riconoscimento ufficiale da parte di qualche ente accreditato, il quale conferirà la medaglietta a coloro che hanno fatto bene i compiti.
Ovviamente la vera utilità di queste "certificazioni" consiste nel fatto di poterle esibire ufficialmente quando queste vengono richieste, e sappiamo bene che si renderanno sempre più necessarie.
Non voglio qui entrare nel merito delle problematiche legate al degrado del sistema, per cui i "bollini" ormai si possono anche comprare.
Per focalizzarci positivamente sui casi virtuosi, è anche vero che ottenere, in conclusione al proprio percorso, l'attestazione dei propri risultati da parte di un ente terzo può rappresentare un traguardo significativo, oltre che una gratificazione per il team che ha lavorato con tanto impegno.
Senza volerne sminuire l'importanza, ritengo che il bollino debba essere ritenuto un punto di arrivo e non un punto di partenza.

Personalmente, credo che l’unico approccio che potrà portare alla vera svolta verso la sostenibilità quello che io definisco come approccio COMPORTAMENTALE, ovvero un approccio che generi in una quantità crescente di soggetti un comportamento sostenibile.
Ecco la mia definizione di comportamento sostenibile: “ogni comportamento che abbia come conseguenza un miglioramento del benessere personale e collettivo, autentico e durevole nel tempo”.

A questo punto la domanda è: ma cosa ci dà vero benessere?
Fra le mie letture di gioventù ricordo Eric Fromm e la sua distinzione fra benessere e ben-avere. Fra le sue parole che mi colpirono ricordo: "L'uomo che ha è sempre in ansia, perché teme di perdere ciò che ha. L'uomo che è, invece, è sereno, perché sa che la sua vita è un processo continuo di crescita e di rinnovamento."          

Credo dunque che l’unica via verso la sostenibilità sia la via della consapevolezza del proprio “essere”
Le mie riflessioni mi portano a ritenere che l’uomo, le cui potenzialità cerebrali hanno consentito lo sviluppo di tecnologie il cui impatto sul nostro pianeta è diventato preoccupante, abbia intrapreso una direzione evolutiva che rischia di diventare irreversibilmente insostenibile a causa della perdita della consapevolezza della sua connessione con sé stesso e con tutto ciò che lo circonda.
Qualcuno usa, correttamente, il temine “alienazione” derivato dal latino alienus, che significa 'altro'.
Non ci soffermeremo sulle cause che hanno portato la nostra società a questa condizione, ma mi limiterò ad affermare la mia forte convinzione che solo il recupero della consapevolezza della nostra connessione da parte di una massa critica sufficiente ampia di esseri umani potrà invertire questa pericolosa deriva.

La consapevolezza dovrà essere recuperata su più livelli.
Il primo livello è quello della connessione con il proprio sé profondo, il secondo livello è quello della connessione con tutti gli altri esseri umani, il terzo con tutti gli esseri viventi, il quarto con il nostro pianeta, il quinto con l’intero universo, e infine il livello della connessione nel tempo, fra le diverse gererazioni.
Questa connessione, da sempre affermata dai maestri spirituali di ogni epoca e parte del mondo, è ormai comprovata dalle più recenti scoperte nel campo della fisica quantistica, secondo cui tutto ciò che esiste è compreso in un unico campo energetico molto più strettamente collegato di come finora si era ritenuto, campo che l’uomo rischia di perturbare oltre ciò che gli è consentito, se non sarà recuperata – ripeto – la consapevolezza della sua connessione.
Solo recuperando questa connessione a tutti questi livelli sarà possibile pervenire a uno sviluppo sostenibile il quale, al di là di tutte le definizioni che sono state date, io considero il solo modo per poter ottenere ciò che ci fa stare veramente e profondamente bene, in modo sicuro e duraturo e non effimero, illusorio, o gravemente rischioso.

Credo che il punto di partenza, soprattutto per chi opera in campo economico ed è sottoposto a pressioni crescenti, sia una presa di coscienza individuale, mediante la quale potersi orientare ad abitudini funzionali a uno stile di vita sostenibile, il quale richiede innanzitutto un ridimensionamento dei ritmi e una riduzione della frenesia quotidiana. A questo ho già fatto riferimento nel “Manifesto dello SLOW BUSINESS”
Questo scritto vuole aggiungere a quanto già considerato una riflessione più ampia, rivolta alle sorti del nostro pianeta e della società in cui viviamo.

I dati conclamati relativi all'esplosione demografica, la tentazione che le masse nutrono nei confronti del modello iper-consumistico generato da valori materialisti, il divario crescente fra i redditi dei più ricchi e dei più poveri, e altre osservazioni pervenute da più parti, hanno determinato la forte consapevolezza nei confronti dei fenomeni conseguenti a tutto ciò, fenomeni inediti nella storia dell'umanità, che hanno creato tensioni e ripercussioni ormai evidenti a livello ambientale, sociale ed economico.
La comunità internazionale ha quindi reagito su più fronti, tentando di definire una agenda strategica coordinata e finalizzata a invertire la tendenza che potrebbe portare a conseguenze irreparabili.

Questa volta non si tratta semplicemente di “alzare l'asticella” e di chiedere a istituzioni, imprese, cittadini di “fare uno sforzo” per migliorare questo o quell'aspetto, o di impegnarsi per porre maggiore attenzione a questa o quella tematica.
Questa volta, se vogliamo comprendere la questione della sostenibilità nella sua piena accezione, si tratterà di fare un vero e proprio salto di paradigma.
Che cosa è un paradigma? È un modo in cui una collettività concepisce la realtà, e ne accetta gli assunti di base.
Il paradigma dominante dell'attuale sistema economico materialista-consumista-globalizzato è, semplificando al massimo: la crescita della produzione e dei consumi come obiettivo prioritario e universale.
È però ormai evidente come questo paradigma, se ha portato benefici materiali di portata inimmaginabile in tutto l'occidente, e non solo, nel corso di alcune generazioni, ha anche generato problematiche di portata altrettanto inimmaginabile, fino a rivelarsi - ormai inequivocabilmente - come insostenibile.

E quindi, alla domanda che è stata fino ad oggi, nel segno del paradigma della crescita, ripetuta come un mantra dalle più influenti autorità economiche (e di riflesso, ormai, politiche), ovvero: “come è possibile attivare e stimolare la crescita economica nel maggior numero di stati e nazioni?” dovranno sostituirsi una serie di domande ben più complesse, alle quali sarà necessario, e tremendamente difficile, rispondere, fra le quali: “crescita di che cosa?” “a beneficio di chi?” “a quali costi?” “pagati da chi?” “quali sono i reali bisogni in gioco?” “quali sono i limiti?”.

Queste sono solo alcune delle domande che il paradigma della sostenibilità imporrà, e ciascuno, magari mentre legge questo scritto, potrà prendersi un momento per formularne altre, altrettanto complesse e altrettanto affascinanti.

Le risposte che sapremo dare definiranno con sempre maggiore chiarezza il nuovo paradigma, del quale oggi riusciamo solo a intuire la necessità, e le radicali trasformazioni non tanto nelle dichiarazioni o nelle intenzioni, o nella burocrazia o nelle “certificazioni”, ma nei concreti COMPORTAMENTI di tutti noi.

Slow Song: Le luci della cenytrale elettrica - A FORMA DI FULMINE
https://www.youtube.com/watch?v=wCaudSlufIQ

Autore dell'articolo:
arch. Massimo Calabria

fondatore e amministratore soc. CREA srl
www.sistemacrea.com

fondatore e presidente ass.ne SLOW BUSINESS
www.associazioneslowbusiness.it

autore del MANIFESTO DELLO SLOW BUSINESS
https://www.associazioneslowbusiness.it/perch%C3%A8-e-come-iscriversi/manifesto

autore del racconto "Mr. Business e Dr. Slow: il dilemma della sostenibilità"
https://www.amazon.it/MR-BUSINESS-DR-SLOW-sostenibilit%C3%A0/dp/B0CNM7B8LF/ref=sr_1_3?__mk_it_IT=%C3...

conduttore radiofonico del programma e blog "PIANETA SLOW"
https://open.spotify.com/show/6PAcL1eti6ogOCAyTpxXVc

linkedin
https://www.linkedin.com/in/m-calabria-presidente-ass-slow-business/

Per saperne di più
https://www.associazioneslowbusiness.it/prossimi-appuntamenti1/percorso-green-business